Pochi piatti riescono a mettere d’accordo culture, religioni e latitudini come l’hummus. Oggi è protagonista delle tavole di tutto il mondo, simbolo di una cucina sana e mediterranea, ma la sua storia affonda le radici in un passato lontano, fatto di rotte commerciali, contaminazioni culturali e antiche ricette tramandate nei secoli.
L’hummus nasce nel cuore del Medio Oriente, in una zona che abbraccia l’attuale Libano, Israele, Palestina, Siria e Giordania. Il suo nome deriva dall’arabo “ḥummuṣ bi ṭaḥīna”, che significa letteralmente “ceci con tahina”, cioè la crema di semi di sesamo. Un piatto semplice nella composizione, ma complesso nella simbologia: rappresenta l’essenza della cucina levantina, basata su ingredienti poveri, vegetali e condivisi.
Le origini precise dell’hummus sono oggetto di un acceso dibattito culturale e identitario. Ogni Paese del Levante rivendica la paternità della ricetta, ma la verità storica sembra sfuggente. Le prime testimonianze scritte di piatti simili all’hummus risalgono al XIII secolo, in testi culinari arabi provenienti dal Cairo. Tuttavia, è probabile che la combinazione di ceci, tahina, limone e aglio fosse già diffusa secoli prima, come parte della dieta quotidiana nelle regioni fertili della Mezzaluna. I ceci, d’altronde, erano un alimento basilare fin dall’antichità: si trovano tracce del loro consumo già nell’antica Mesopotamia e nell’Egitto faraonico.
Nel corso dei secoli, l’hummus ha viaggiato sulle rotte dei mercanti, insieme ad altre specialità mediorientali come il falafel e il tabbouleh. La sua diffusione è stata favorita dall’estrema semplicità degli ingredienti e dalla lunga conservazione, che lo rendevano ideale per i lunghi spostamenti. In tempi più recenti, con la diaspora dei popoli del Medio Oriente, l’hummus è approdato sulle tavole di Europa e America, trasformandosi da piatto regionale a fenomeno globale.
Negli anni Duemila, la sua popolarità è esplosa anche in Occidente, grazie al crescente interesse per le cucine vegetariane e vegane. L’hummus è diventato l’emblema del “cibo sano ma gustoso”, perfetto come antipasto, spalmabile o accompagnamento. Oggi non esiste quasi supermercato che non lo proponga nel banco frigo, e non mancano versioni creative con barbabietola, avocado, peperoni arrostiti o curry.
Ma, al di là delle mode, l’hummus conserva un significato più profondo: è un piatto di condivisione. Tradizionalmente servito al centro della tavola, si gusta tutti insieme, intingendo il pane pita o le verdure. È un gesto collettivo che riflette la convivialità tipica del Mediterraneo e del Medio Oriente, dove il cibo è prima di tutto un linguaggio di incontro.
In fondo, l’hummus è molto più di una crema di ceci: è una storia millenaria di viaggi, contaminazioni e cultura. Un esempio perfetto di come un piatto semplice possa attraversare il tempo e i confini, fino a diventare un simbolo universale di equilibrio, salute e – soprattutto – convivialità.
Oggi come ieri, un cucchiaio di hummus racconta un mondo intero.